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Ti manca un dente naturale, oppure anche più denti, perduti nel corso degli anni, e hai sentito parlare della soluzione moderna basata sugli impianti dentali, ma hai anche sentito del pericolo della mancata osteointegrazione?
La mancata osteointegrazione rappresenta, in effetti, una delle complicanze più significative nell'Implantologia moderna, manifestandosi quando l'impianto dentale non riesce a stabilire una connessione biologica stabile con l'osso mascellare o mandibolare circostante.
Questo fenomeno impedisce la formazione di quel legame diretto tra tessuto osseo e superficie implantare che costituisce il fondamento del successo implantologico, compromettendo la stabilità e la funzionalità della riabilitazione protesica.
L'osteointegrazione è un processo biologico complesso attraverso il quale l'osso naturale cresce e si integra totalmente con la superficie dell'impianto in titanio, creando un'unione strutturale che può sopportare i carichi masticatori per decenni.
Quando questo processo fallisce, l'impianto rimane mobile nell'osso, non potendo svolgere la sua funzione di radice artificiale per il sostegno della protesi dentale.
Anche se si tratta di un pericolo reale, maggiore ostacolo alla riuscita di un impianto dentale, con le moderne tecniche chirurgiche implantologiche è comunque una complicanza ormai decisamente rara.
Per rispondere a tutti i tuoi dubbi e le tue domande sul pericolo di mancata osteointegrazione, continua pure a leggere questa pagina.
Perché avviene il fallimento dell'osteointegrazione?
Le cause della mancata osteointegrazione sono molteplici e possono essere suddivise in fattori sistemici legati al paziente, fattori chirurgici e fattori legati all'impianto stesso.
Tra i fattori sistemici del paziente, la qualità e la quantità dell'osso disponibile rivestono un ruolo cruciale: un osso con scarsa densità o volume insufficiente può non fornire il supporto necessario per l'ancoraggio primario dell'impianto.
Anche il diabete non controllato, l'osteoporosi e alcune patologie autoimmuni possono interferire con la normale rigenerazione ossea, e di questo il Medico Odontoiatra deve tenerne debito conto già durante la fase di anamnesi del paziente.
Il fumo rappresenta uno dei fattori di rischio più rilevanti, riducendo il flusso sanguigno nei tessuti orali e compromettendo la capacità di guarigione dell’organismo, e pertanto è sempre sconsigliato, sia prima dell’intervento che dopo, durante la guarigione.
L'assunzione di determinati farmaci, come i bifosfonati utilizzati nel trattamento dell'osteoporosi o alcuni antidepressivi, può interferire con il metabolismo osseo e rallentare il processo di osteointegrazione.
Dal punto di vista chirurgico, la tecnica operatoria gioca un ruolo determinante: un surriscaldamento dell'osso durante la preparazione del sito implantare, causato da una fresatura troppo veloce o da un'irrigazione insufficiente, può provocare necrosi ossea localizzata, ma questo è un rischio prevenibile con l’opportuna cura procedurale.
La contaminazione batterica del sito chirurgico, dovuta a inadeguate misure di sterilità o a infezioni preesistenti non trattate, rappresenta un'altra causa importante di fallimento precoce, ma può essere abbattuta con la giusta asepsi e il rispetto rigoroso dei protocolli operatori.
Come si manifesta il fallimento precoce dell'impianto dentale?
Il fallimento precoce dell'osteointegrazione si verifica tipicamente entro i primi tre-quattro mesi dall'inserimento dell'impianto, durante la fase critica di guarigione e formazione del tessuto osseo.
I segni clinici includono mobilità dell'impianto, che può essere percepita dal paziente come una sensazione di movimento o instabilità nella zona trattata.
Anche il dolore persistente, che non si risolve con il normale decorso post-operatorio, rappresenta un campanello d'allarme importante che richiede un'immediata valutazione clinica.
L'infiammazione dei tessuti molli circostanti, con presenza di gonfiore, arrossamento e talvolta suppurazione, può indicare un'infezione in corso che compromette il processo di osteointegrazione.
Radiograficamente, si può osservare la presenza di un'area radiotrasparente attorno all'impianto, segno di mancata formazione ossea o di riassorbimento del tessuto osseo perimplantare.
La diagnosi precoce di questi segni è fondamentale per poter intervenire tempestivamente e, sempre se possibile, salvare l'impianto o limitare i danni ai tessuti circostanti.
Qual è la differenza tra fallimento precoce e tardivo di un impianto dentale?
Il fallimento implantare si distingue in due categorie temporali ben definite, ciascuna con caratteristiche e cause specifiche.
Il fallimento precoce si manifesta prima del completamento dell'osteointegrazione, generalmente nei primi mesi dopo l'intervento chirurgico, ed è principalmente legato a problemi biologici nella fase di guarigione iniziale.
Le cause principali includono infezioni acute, traumi precoci sul sito implantare (ad esempio, un carico masticatorio eccessivo), inadeguata stabilità primaria dell'impianto o condizioni sistemiche del paziente che interferiscono con la guarigione, come ad esempio la ridotta vascolarizzazione della zona implantare.
Il fallimento tardivo, invece, si verifica dopo che l'osteointegrazione è stata completata con successo, anche a distanza di anni dall'inserimento dell'impianto.
Questo tipo di fallimento, che in realtà ‘fallimento’ in senso stretto non è ma è piuttosto una degenerazione dell’osteointegrazione consolidata, è frequentemente causato dalla perimplantite, un'infezione cronica dei tessuti perimplantari che porta a una progressiva perdita di supporto osseo attorno all'impianto.
Altri fattori che contribuiscono al fallimento tardivo includono il sovraccarico occlusale, dovuto a problemi protesici o parafunzioni come il bruxismo, e l'inadeguata manutenzione igienica nel tempo.
La distinzione tra questi due tipi di fallimento è fondamentale per la pianificazione del trattamento e per l'implementazione di strategie preventive appropriate.
Quali sono i fattori di rischio principali del fallimento di un impianto dentale?
la perimplantite è una delle complicanze principali che può portare al fallimento di un impianto
I fattori di rischio per la mancata osteointegrazione possono essere classificati in modificabili e non modificabili, permettendo una stratificazione del rischio per ogni paziente.
Tra i fattori non modificabili, l'età avanzata può influenzare la capacità rigenerativa dei tessuti, anche se non rappresenta una controindicazione assoluta all’Implantologia: con le moderne tecniche chirurgiche e le dovute valutazioni ed accortezze, si possono eseguire posizionamenti di impianti dentali anche in età senile, senza particolari problemi.
La presenza di precedenti episodi di fallimento implantare aumenta statisticamente il rischio di nuovi insuccessi, suggerendo una possibile predisposizione individuale, magari dettata da una non sufficiente qualità dell’osso alveolare.
Alcune condizioni anatomiche, come la vicinanza a strutture nobili quali il nervo alveolare inferiore o il seno mascellare, possono complicare il posizionamento ottimale dell'impianto.
I fattori di rischio modificabili offrono invece opportunità di intervento preventivo: il controllo glicemico nei pazienti diabetici è , ad esempio, essenziale per garantire una guarigione ottimale.
L’astensione totale dal fumo, almeno nel periodo perioperatorio, migliora significativamente le percentuali di successo implantare.
L'ottimizzazione dell'igiene orale e il trattamento di eventuali patologie parodontali preesistenti creano un ambiente favorevole all'osteointegrazione.
La gestione dello stress meccanico sull'impianto, attraverso un'adeguata pianificazione protesica e il controllo delle parafunzioni, previene il sovraccarico durante la fase di guarigione.
Come prevenire la mancata osteointegrazione?
La prevenzione della mancata osteointegrazione inizia con una meticolosa pianificazione pre-chirurgica che include un'approfondita valutazione clinica e radiografica del paziente, preceduta da una scrupolosa anamnesi pre-operatoria.
L'analisi tridimensionale mediante Tomografia Computerizzata Cone Beam permette di valutare accuratamente la quantità e la qualità dell'osso disponibile, identificando eventuali necessità di procedure rigenerative.
La valutazione dello stato di salute generale del paziente, con particolare attenzione alle patologie sistemiche e alle terapie farmacologiche in corso, consente di identificare e gestire i fattori di rischio modificabili, e dunque intervenire, ove possibile, per ridurli al minimo.
Durante la fase chirurgica, il rispetto rigoroso dei protocolli di asepsi e sterilità riduce drasticamente il rischio di contaminazione batterica del sito implantare.
L'utilizzo di una tecnica chirurgica atraumatica (ad esempio nel caso di posizionamento computer-assistito), con preparazione graduale del sito implantare e adeguata irrigazione, preserva la vitalità del tessuto osseo circostante, e ciò è di fondamentale importanza per la buona riuscita dell’impianto.
La scelta dell'impianto appropriato, in termini di dimensioni, design e trattamento superficiale, deve essere personalizzata in base alle caratteristiche anatomiche e biologiche del sito ricevente.
In via generale, nel periodo post-operatorio, il rispetto delle indicazioni terapeutiche e comportamentali fornite dal Chirurgo è fondamentale per il successo del trattamento.
Quali sono le opzioni terapeutiche in caso di fallimento di un impianto dentale?
Quando si verifica una mancata osteointegrazione, le opzioni terapeutiche dipendono dalla tempistica della diagnosi, dall'entità del danno tissutale e dalle condizioni generali del paziente.
Se il fallimento viene identificato precocemente, prima che si verifichi una significativa perdita ossea, può essere possibile rimuovere l'impianto e procedere immediatamente con un nuovo posizionamento.
Più frequentemente, tuttavia, è necessario rimuovere l'impianto fallito e attendere la completa guarigione del sito, che richiede generalmente tre-sei mesi.
Durante questo periodo, può essere necessario eseguire procedure di rigenerazione ossea guidata per ricostruire il volume osseo perduto e preparare il sito per un nuovo tentativo implantare.
L'utilizzo di materiali da innesto, sia autologhi che eterologhi, permette di ripristinare l'architettura ossea compromessa in ormai la quasi totalità dei casi, ma ovviamente la valutazione dev’essere eseguita dal Medico Odontoiatra sul caso specifico del paziente.
In alcuni casi selezionati, quando il fallimento è dovuto a cause reversibili come un'infezione superficiale, può essere tentato un trattamento conservativo con terapia antibiotica mirata e decontaminazione del sito.
La decisione terapeutica deve sempre considerare le aspettative del paziente, il rapporto rischio-beneficio di un nuovo intervento e le alternative protesiche disponibili.
Come garantire il successo a lungo termine di un impianto dentale?
Il successo a lungo termine degli impianti dentali dipende da una combinazione di fattori che devono essere attentamente orchestrati durante tutto il percorso terapeutico, e in ciò l’intervento di posizionamento non è dissimile da quello di qualsiasi altro intervento chirurgico.
La selezione appropriata del paziente, basata su criteri clinici oggettivi e sulla valutazione del rischio individuale, rappresenta il primo passo verso il successo.
L'educazione del paziente riguardo all'importanza della compliance terapeutica e del mantenimento igienico crea le basi per una collaborazione efficace nel tempo.
Il monitoraggio regolare attraverso controlli clinici e radiografici permette l'identificazione precoce di eventuali problemi e l'implementazione tempestiva di misure correttive.
La gestione proattiva dei fattori di rischio, inclusi il controllo delle patologie sistemiche e la modifica degli stili di vita dannosi, migliora significativamente la prognosi a lungo termine.
L'integrazione dell'impianto in un piano di trattamento odontoiatrico complessivo, che consideri l'occlusione, l'estetica e la funzione masticatoria, garantisce risultati duraturi e soddisfacenti.
La formazione continua del team odontoiatrico e l'aggiornamento costante sulle nuove tecnologie e protocolli terapeutici assicurano standard di cura sempre più elevati.
Anche il coinvolgimento del paziente in un programma di mantenimento personalizzato, con sedute di igiene professionale e controlli periodici, rappresenta l'elemento chiave per preservare la salute perimplantare nel tempo.
Quando c’è dunque da temere la mancata osteointegrazione?
La mancata osteointegrazione, sebbene rappresenti una complicanza seria nell'Implantologia dentale, può essere efficacemente prevenuta attraverso un'attenta pianificazione, una tecnica chirurgica meticolosa e un'adeguata gestione post-operatoria.
La comprensione dei meccanismi biologici alla base dell'osteointegrazione e dei fattori che possono comprometterla permette al team odontoiatrico di implementare strategie preventive personalizzate per ogni paziente: questa è la grande differenza della Chirurgia Implantare moderna rispetto a quella del passato, dove la personalizzazione dell’intervento non era la priorità del team interventistico.
Il successo implantare non è solo il risultato di un singolo intervento chirurgico, ma di un percorso terapeutico complesso che richiede competenza professionale, tecnologia adeguata e collaborazione attiva del paziente.
L'evoluzione continua dei materiali implantari, delle tecniche chirurgiche e dei protocolli di trattamento ha significativamente ridotto l'incidenza della mancata osteointegrazione, portando i tassi di successo implantare oltre il 95% nei casi adeguatamente selezionati e trattati.
La gestione del fallimento implantare, quando si verifica, richiede esperienza clinica e capacità di adattamento per trasformare una complicanza in un'opportunità di apprendimento e miglioramento.
Il futuro dell'Implantologia si orienta verso approcci sempre più personalizzati, basati sulla Medicina Rigenerativa e sulla modulazione biologica del processo di osteointegrazione, promettendo risultati ancora più predicibili e duraturi per i pazienti che necessitano di riabilitazioni implanto-protesiche.
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FAQ (domande frequenti)
Le cause sono molteplici e suddivise in fattori sistemici legati al paziente, fattori chirurgici e fattori legati all'impianto stesso.
Tra i fattori sistemici, la qualità e quantità dell'osso disponibile rivestono un ruolo cruciale: un osso con scarsa densità o volume insufficiente può non fornire il supporto necessario.
Anche diabete non controllato, osteoporosi, patologie autoimmuni, fumo e determinati farmaci come i bifosfonati possono interferire con la normale rigenerazione ossea, mentre dal punto di vista chirurgico il surriscaldamento dell'osso durante la fresatura o la contaminazione batterica rappresentano cause importanti di fallimento.
I segni clinici includono mobilità dell'impianto percepita come sensazione di movimento o instabilità, dolore persistente che non si risolve con il normale decorso post-operatorio e che richiede un'immediata valutazione clinica.
L'infiammazione dei tessuti molli circostanti con gonfiore, arrossamento e talvolta suppurazione può indicare un'infezione in corso che compromette il processo di osteointegrazione.
Radiograficamente si può osservare un'area radiotrasparente attorno all'impianto, segno di mancata formazione ossea o di riassorbimento del tessuto osseo perimplantare, e la diagnosi precoce è fondamentale per intervenire tempestivamente.
Il fallimento precoce si manifesta prima del completamento dell'osteointegrazione, generalmente nei primi mesi dopo l'intervento, ed è principalmente legato a problemi biologici nella fase di guarigione iniziale come infezioni acute, traumi precoci con carico masticatorio eccessivo, inadeguata stabilità primaria o condizioni sistemiche che interferiscono con la guarigione.
Il fallimento tardivo si verifica dopo che l'osteointegrazione è stata completata con successo, anche a distanza di anni dall'inserimento, ed è una degenerazione dell'osteointegrazione consolidata.
È frequentemente causato dalla perimplantite, un'infezione cronica dei tessuti perimplantari che porta a progressiva perdita di supporto osseo, mentre altri fattori includono sovraccarico occlusale dovuto a problemi protesici o bruxismo e inadeguata manutenzione igienica nel tempo.
Tra i fattori non modificabili, l'età avanzata può influenzare la capacità rigenerativa dei tessuti anche se non rappresenta una controindicazione assoluta, la presenza di precedenti episodi di fallimento implantare aumenta il rischio di nuovi insuccessi, e alcune condizioni anatomiche come la vicinanza al nervo alveolare inferiore o al seno mascellare possono complicare il posizionamento.
I fattori di rischio modificabili offrono opportunità di intervento preventivo: il controllo glicemico nei pazienti diabetici è essenziale per una guarigione ottimale, l'astensione totale dal fumo migliora significativamente le percentuali di successo, l'ottimizzazione dell'igiene orale e il trattamento delle patologie parodontali preesistenti creano un ambiente favorevole.
La gestione dello stress meccanico attraverso adeguata pianificazione protesica previene il sovraccarico durante la guarigione.
L'analisi tridimensionale mediante Tomografia Computerizzata Cone Beam permette di valutare accuratamente quantità e qualità dell'osso disponibile, identificando eventuali necessità di procedure rigenerative.
La valutazione dello stato di salute generale con attenzione a patologie sistemiche e terapie farmacologiche in corso consente di identificare e gestire i fattori di rischio modificabili.
Durante la fase chirurgica, il rispetto rigoroso dei protocolli di asepsi e sterilità riduce drasticamente il rischio di contaminazione batterica, mentre l'utilizzo di una tecnica chirurgica atraumatica con preparazione graduale del sito e adeguata irrigazione preserva la vitalità del tessuto osseo.
Nel periodo post-operatorio, il rispetto delle indicazioni terapeutiche e comportamentali fornite dal Chirurgo è fondamentale per il successo.
Se il fallimento viene identificato precocemente, prima di una significativa perdita ossea, può essere possibile rimuovere l'impianto e procedere immediatamente con un nuovo posizionamento.
Più frequentemente è necessario rimuovere l'impianto fallito e attendere la completa guarigione del sito, che richiede generalmente tre-sei mesi, durante i quali può essere necessario eseguire procedure di rigenerazione ossea guidata per ricostruire il volume osseo perduto.
L'utilizzo di materiali da innesto, sia autologhi che eterologhi, permette di ripristinare l'architettura ossea compromessa nella quasi totalità dei casi.
In alcuni casi selezionati, quando il fallimento è dovuto a cause reversibili come un'infezione superficiale, può essere tentato un trattamento conservativo con terapia antibiotica mirata e decontaminazione del sito.
La selezione appropriata del paziente basata su criteri clinici oggettivi e sulla valutazione del rischio individuale rappresenta il primo passo, mentre l'educazione del paziente riguardo all'importanza della compliance terapeutica e del mantenimento igienico crea le basi per una collaborazione efficace.
Il monitoraggio regolare attraverso controlli clinici e radiografici permette l'identificazione precoce di eventuali problemi e l'implementazione tempestiva di misure correttive.
La gestione proattiva dei fattori di rischio, inclusi il controllo delle patologie sistemiche e la modifica degli stili di vita dannosi, migliora significativamente la prognosi.
L'integrazione dell'impianto in un piano di trattamento complessivo che consideri occlusione, estetica e funzione masticatoria garantisce risultati duraturi, mentre il coinvolgimento del paziente in un programma di mantenimento personalizzato rappresenta l'elemento chiave.
È sempre sconsigliato sia prima dell'intervento che dopo, durante la guarigione, poiché la ridotta vascolarizzazione causata dal fumo interferisce con i processi biologici necessari per l'integrazione dell'impianto con l'osso.
L'astensione totale dal fumo, almeno nel periodo perioperatorio, migliora significativamente le percentuali di successo implantare.
Si tratta di un fattore di rischio modificabile che offre opportunità di intervento preventivo: i pazienti che smettono di fumare prima e dopo l'intervento hanno tassi di successo molto più elevati rispetto ai fumatori attivi.
I bifosfonati, utilizzati nel trattamento dell'osteoporosi, rappresentano una delle categorie farmacologiche più rilevanti poiché possono compromettere la capacità rigenerativa dell'osso e aumentare il rischio di complicanze.
Alcuni antidepressivi possono anch'essi influenzare negativamente il metabolismo osseo e i processi di guarigione.
È fondamentale che durante la fase di anamnesi pre-operatoria il Medico Odontoiatra valuti attentamente tutte le terapie farmacologiche in corso del paziente per identificare e gestire questi fattori di rischio.
In alcuni casi può essere necessario modificare o sospendere temporaneamente certe terapie farmacologiche, sempre in accordo con il medico prescrittore, per ottimizzare le condizioni per l'osteointegrazione.
L'evoluzione continua dei materiali implantari, delle tecniche chirurgiche e dei protocolli di trattamento ha significativamente ridotto l'incidenza della mancata osteointegrazione, portando i tassi di successo implantare oltre il 95% nei casi adeguatamente selezionati e trattati.
Il successo implantare è il risultato di un percorso terapeutico complesso che richiede competenza professionale, tecnologia adeguata e collaborazione attiva del paziente.
La grande differenza della chirurgia implantare moderna rispetto al passato è la personalizzazione dell'intervento, dove la comprensione dei meccanismi biologici e l'implementazione di strategie preventive personalizzate permettono di ottenere risultati predicibili e duraturi.
L'Implantologia senza dolore e senza paura, per tutti
L’Implantologia è quella branca iper-specialistica dell’Odontostomatologia che si focalizza sulla riabilitazione dentale dei pazienti mediante protesi fisse biocompatibili, chiamati impianti dentali.
È una specializzazione relativamente recente di tutta la Medicina Odontoiatrica, frutto però di una lunga sperimentazione, partita in maniera abbastanza casuale negli anni ’50 del XX secolo, grazie all’intuizione del Prof. Per-Ingvar Brånemark, dell’Università di Göteborg, in Svezia.
L’Implantologia si basa su un principio medico chiamato osteointegrazione, e l’origine della parola dovrebbe già dare il senso della stessa: ‘integrazione dell’osso (o nell’osso)’.
Per via dell’osteointegrazione, un elemento biocompatibile, ad esempio una vite in una speciale lega di titanio medicale, se inserito nella matrice ossea, viene dall’osso stesso integrato, per un complesso processo biologico che, a guarigione avvenuta, avrà formato una struttura coesa, impossibile da separare se non con un’azione chirurgica.
L’osteointegrazione ha permesso di superare uno dei grandi problemi storici dell’Odontoiatria, cioè l’impossibilità di rimpiazzare i denti perduti con protesi fisse stabili e definitive, e ha spalancato la strada ad una serie di cure e terapie riabilitative un tempo impensabili.
Uno studio amico, su cui puoi fare affidamento per la tua riabilitazione dentale
Lo Studio Dentistico del Dott. Longo è specializzato nell’Implantologia e nella riabilitazione dentale già dagli anni ’90, avendo focalizzato quasi tutta la sua attività clinica e chirurgica proprio nell’affinamento delle tecniche implantologiche moderne, che hanno permesso di offrire ai pazienti terapie riabilitative sempre più precise grazie alla guida computerizzata, sopportabili a livello di disagio, economicamente accessibili (anche per realtà personali in difficoltà economica) e, soprattutto, nella massima sicurezza medica.
Lo studio pone particolare enfasi sulla diagnosi precisa dell’edentulia, cioè la mancanza di denti naturali che spinge il paziente a chiederne il rimpiazzo con le protesi, dando particolare attenzione alla valutazione sia funzionale che psicologica.
Dati pre-operatori precisi supportati da rilievi di ortopantomografia digitale, TAC a fascio conico (Cone Beam) ed attenta valutazione clinica permettono allo studio di somministrare terapie riabilitative di qualità, con l’ausilio della sedazione cosciente, per ridurre al minimo il disagio, il trauma del Dentista o lo stress (comprensibile ed umano) dell’intervento chirurgico.
Nello studio sono presenti, oltre che macchinari elettro-medicali sicuri e periodicamente revisionati, anche tutte le figure necessarie per assicurare al paziente la riabilitazione dentale completa, pure in presenza di casi particolari come la condizione di diabete mellito, l’osteoporosi o di un grave riassorbimento dell’osso alveolare.
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Il Dott. Longo, assieme ai suoi Medici Anestesisti, Chirurghi Maxillo-facciali e Chirurghi Orali, supportato sempre da personale di poltrona specializzato proprio nell’Implantologia, aiuta giornalmente i pazienti che a lui si affidano a ritornare al sorriso e alla corretta masticazione e fonazione, affrontando ogni caso con umanità ed empatia, non dimenticando l’importanza della valutazione individuale e della dignità e del rispetto di ogni esperienza personale.
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- La mancata osteointegrazione impedisce il legame tra tessuto osseo e impianto, ma con le moderne tecniche è diventata una complicanza rara;
- Le cause della mancata osteointegrazione includono fattori sistemici come diabete non controllato, osteoporosi, patologie autoimmuni e scarsa densità ossea;
- Il fumo è uno dei fattori di rischio più rilevanti, riducendo il flusso sanguigno e compromettendo la guarigione;
- I bifosfonati per l'osteoporosi e alcuni antidepressivi possono interferire con il metabolismo osseo e rallentare l'osteointegrazione;
- Il surriscaldamento dell'osso durante la fresatura può causare necrosi ossea localizzata, ma è prevenibile con la cura procedurale;
- Il fallimento precoce dell'osteointegrazione si verifica entro 3-4 mesi e si manifesta con mobilità dell'impianto, dolore persistente e infiammazione;
- Il fallimento tardivo avviene invece dopo anni ed è spesso causato dalla perimplantite, infezione cronica che porta a perdita ossea;
- L'analisi tridimensionale con TAC Cone Beam permette di valutare quantità e qualità dell'osso identificando necessità di rigenerazione;
- Il rispetto rigoroso dei protocolli di asepsi durante l'intervento riduce drasticamente il rischio di contaminazione batterica;
- La tecnica chirurgica atraumatica con preparazione graduale del sito e adeguata irrigazione preserva la vitalità del tessuto osseo;
- L'astensione totale dal fumo nel periodo perioperatorio migliora significativamente le percentuali di successo implantare;
- In caso di fallimento, spesso è necessario rimuovere l'impianto e attendere 3-6 mesi per la completa guarigione del sito;
- Le procedure di rigenerazione ossea guidata con materiali autologhi o eterologhi ripristinano il volume osseo nella quasi totalità dei casi;
- Il monitoraggio regolare con controlli clinici e radiografici permette l'identificazione precoce di problemi e interventi tempestivi;
- I tassi di successo superano il 95% nei casi adeguatamente selezionati grazie all'evoluzione di materiali, tecniche e protocolli personalizzati
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal dott. Alberto Giorgio Longo il giorno:
venerdì 20 giugno, 2025
Il Dott. Alberto Giorgio Longo è un Medico Chirurgo e un Medico Odontoiatra, perfezionato da anni nell'Implantologia e nella Riabilitazione Dentale.
L’implantologia è la soluzione odontoiatrica con un tasso di successo molto elevato (oltre il 95% dei pazienti correttamente trattati), che sostituisce i denti mancanti con impianti dentali biocompatibili, e recupera completamente l'autostima, la disinvoltura e riposiziona correttamente le occlusioni dei delle due arcate dentali, con indiscussi vantaggi sulla masticazione, sulla fonetica, sulla deglutizione e anche sulla postura.
Nello Studio Dentistico del Dott. Longo, attivo a Milano ormai da due generazioni, gran parte dell'attività clinica si concentra sul recupero del sorriso anche in casi difficili, per restituire a tutti l’occasione di sentirsi di nuovo a proprio agio quando si è in compagnia, quando si mangia, senza doversi preoccupare che si sposti una dentiera instabile o che quel dente mancante sia così evidente.
La cura del sorriso è per molti una questione di benessere psicologico, che ha comunque importanti aspetti funzionali su tutto il corpo: una dentatura non completa, cioè in condizione di edentulia (la mancanza di uno o più denti naturali) può portare a condizioni di grande disagio, non solo limitato al cavo orale ma anche a tutto il corpo (persino i muscoli di cervicale e zona lombare).
Il Dott. Longo si è proprio focalizzato, in oltre trent'anni di esperienza diretta e studi clinici, su questa necessità, perfezionando le procedure chirurgiche per garantire una corretta riabilitazione minimamente invasiva, con la migliore tecnologia possibile e accessibile sul mercato.
Il Dottore ha una missione medica, etica e deontologica precisa, che regola da sempre la sua attività clinica e di costante ricerca sull'Implantologia: aiutare tutti i pazienti che soffrono di mancanze dentali più o meno estese ad ottenere una soluzione duratura nel tempo, che concili funzionalità ed estetica, ad un costo d'accesso accessibile e facilitato.
i partner dello studio, per curare il maggior numero possibile di pazienti bisognosi di riabilitazioni dentali
Lo Studio Dentistico del dott. Longo è convenzionato con molte assicurazioni e fondi mutualistici, per servire la più ampia platea di pazienti bisognosi di cure odontoiatriche e riabilitazioni dentali.
Qui trovi la carrellata delle assicurazioni e dei fondi mutualistici con cui puoi prenotare la tua visita odontoiatrica oppure il tuo intervento di riabilitazione dentale.
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